venerdì, Maggio 3, 2024
 

L’omeopatia: un’opportunità per i professionisti della salute

L’omeopatia non lascia indifferente nessuno. Dalla sua nascita, più di due secoli fa, nessun’altra pratica medica ha scatenato tante controversie, critiche o passioni. L’assenza di effetti collaterali e di controindicazioni fa dell’omeopatia una delle terapie di elezione in numerose patologie, per tutti i componenti della famiglia..

Alcuni riferimenti

Il principio fondamentale dell’omeopatia è semplicissimo. Similia similibus curantur, dicevano gli Antichi: «Il simile cura il simile». Semplificando, una sostanza che a forti dosi provoca disturbi ad un soggetto sano è anche in grado di guarirli a basse dosi.

Secondo le patologie considerate, l’omeopatia si prefigge quindi di trattare sia il sintomo che il terreno, ovverosia l’acuto e il cronico, l’aspetto fisico e quello psichico. Per attuare questa strategia, il medico dispone di un numero considerevole di sostanze di base (i cosiddetti ceppi), diversamente diluite. La tintura madre (TM) si ricava mettendo a contatto la materia prima con un solvente (per lo più alcol e acqua); una parte di TM in 99 parti di alcol dà luogo, previa dinamizzazione, alla diluizione 1 CH (centesimale hahnemanniana), una parte di 1 CH in 99 parti di alcol alla 2 CH ecc. La sigla DH sta per “decimale hahnemanniana”.

Queste diluizioni non devono essere assimilate a dosaggi: la 15 CH non è più “forte” della 5 CH. Sono solo le indicazioni che sono diverse. Per esempio, le basse diluizioni (la 4 o la 5 CH) trattano i sintomi acuti o locali, le medie diluizioni (la 7 o la 9 CH) dei fenomeni a carattere più generale e le alte diluizioni (15 o 30 CH) i problemi cronici o psichici.

Medicinali efficaci per un’opportunità da cogliere

Oggi l’omeopatia non deve più essere considerata solo una medicina alternativa per le donne incinte o i bambini. I suoi sono medicinali nel vero senso della parola e possono essere utilizzati da tutti, anche in medicina veterinaria.

I medicinali omeopatici sono prodotti con lo stesso rigore dei farmaci allopatici.
Tuttavia, la descrizione dei processi produttivi dei medicinali omeopatici non sostituirà mai l’utilizzo pratico con i pazienti, l’80% dei quali si fidano del loro farmacista o droghista, che hanno così l’occasione di differenziarsi con un consiglio tecnico diverso dai soliti farmaci di derivazione chimica.

Ecco che la pratica dell’omeopatia diventa una risorsa molto ricca e quindi anche molto progressiva, sia per forma che per contenuti.

Muovere i primi passi significa per esempio iniziare con le patologie acute, aiutandosi con specialità già pronte, a cui si assoceranno successivamente le forme unitarie (granuli, globuli); in un secondo momento si affronteranno le patologie croniche lievi o l’accompagnamento di terapie allopatiche pesanti (quali per esempio la gestione degli effetti collaterali delle chemioterapie).

Consigliare l’Arnicaalle mamme desiderose di sicurezza è un buon inizio, ma non significa che non si debba pensare a Rhus toxicodendron o a Bryonia nell’artrosi degli anziani spesso politrattati.

Per un professionista, affrontare l’omeopatia comporta un approccio progressivo, supportato da una formazione e una documentazione adeguate. Soprattutto, non bisogna avere paura di mostrare le proprie conoscenze per dare un miglior servizio ai propri pazienti.

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